Thursday, October 9, 2014

"Se tua moglie non sta con me non vi pago" Rumene nel ragusano tra ricatti e soprusi


Le donne che denunciano vengono inserite in un programma di protezione che prevede l’allontanamento dal luogo della violenza e l’ospitalità. In maniera più discreta possibile, per evitare che le vittime possano essere rintracciate e subire altre intimidazioni. Il rapporto di Proxima fa venire i brividi: «Le donne si lamentano delle aberranti condizioni igieniche in cui versano gli alloggi, spesso messi a disposizione dei datori di lavoro. Veri e propri tuguri, angusti e, in alcuni casi, senza neanche l’energia elettrica».
Anche la Chiesa non fa mancare il suo impegno. «Abbiamo accolto alcune donne rumene in stato di gravidanza in parrocchia», racconta Padre Beniamino Sacco, il primo a denunciare i “festini agricoli”. «Dicono che c’è il consenso della donna? In stato di disagio economico non hai diritto a dire no. Si tratta di violenza. La dignità di queste donne è offesa dall’atteggiamento di “padronanza”. C’è chi pensa di poter usufruire della vita degli altri come vuole e quando vuole». «La direttiva europea sulla tratta, che certamente ricomprende casi come quello del ragusano, dice che la “posizione di vulnerabilità” di queste donne deriva dal fatto di non avere altre alternative che cedere all’abuso. 


Questo e' quanto Espresso pubblica attualmente e dopo l’inchiesta da loro effettuata sulle lavoratrici rumene sfruttate sessualmente, il territorio si è mobilitato.  Noi aggiungiamo che dovrebbe essere chiaro in ciascuno di noi tutti il concetto che non deve esistere alcun tipo di schiavitu', oggi come oggi, e che debba essere contrastato quel tipo di commercio di donne per il solo scopo sessuale.

vedi in: Rumene in Sicilia


INC News, 09/10/2014


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