vedi in: Frode fiscale ENI
Un’evasione fiscale da milioni di euro servita per accumulare «fondi neri». È questa l’ipotesi della procura di Roma nell’indagine che riguarda le forniture di carburante dell’Eni e ha tra gli indagati per associazione per delinquere finalizzata all’evasione, due manager e un imprenditore accusati di aver falsificato le «bolle» per non pagare le accise e creare una provvista occulta nei bilanci: l’ex direttore generale della Divisione Refining & Marketing e ora dipendente di Eni Servizi, Angelo Caridi; il manager Angelo Fanelli e l’imprenditore Roberto Turriziani. Sono stati gli investigatori del Nucleo tributario della capitale guidati dal colonnello Cosimo Di Gesù a scoprire il meccanismo illecito che avrebbe consentito per anni di ingannare l’Erario: dai depositi uscivano camion con benzina, diesel o Gpl in quantità maggiore di quella dichiarata. In questo modo l’Eni si faceva pagare il costo reale del materiale, ma ne denunciava una quantità inferiore per non versare le tasse e accantonare il denaro risparmiato. Ieri mattina sono scattate le perquisizioni nella sede di San Donato Milanese, oltre che nelle sette case di proprietà di Caridi a Roma, Reggio Calabria, San Donato e Anzio.
INC News, 01/10/2014
Un’evasione fiscale da milioni di euro servita per accumulare «fondi neri». È questa l’ipotesi della procura di Roma nell’indagine che riguarda le forniture di carburante dell’Eni e ha tra gli indagati per associazione per delinquere finalizzata all’evasione, due manager e un imprenditore accusati di aver falsificato le «bolle» per non pagare le accise e creare una provvista occulta nei bilanci: l’ex direttore generale della Divisione Refining & Marketing e ora dipendente di Eni Servizi, Angelo Caridi; il manager Angelo Fanelli e l’imprenditore Roberto Turriziani. Sono stati gli investigatori del Nucleo tributario della capitale guidati dal colonnello Cosimo Di Gesù a scoprire il meccanismo illecito che avrebbe consentito per anni di ingannare l’Erario: dai depositi uscivano camion con benzina, diesel o Gpl in quantità maggiore di quella dichiarata. In questo modo l’Eni si faceva pagare il costo reale del materiale, ma ne denunciava una quantità inferiore per non versare le tasse e accantonare il denaro risparmiato. Ieri mattina sono scattate le perquisizioni nella sede di San Donato Milanese, oltre che nelle sette case di proprietà di Caridi a Roma, Reggio Calabria, San Donato e Anzio.
INC News, 01/10/2014