I sicari alla fine hanno ammesso. I 43 studenti scomparsi a Iguala, stato messicano di Guerrero, sono stati bruciati e parte dei loro resti gettati in un fiume. Altri invece erano in una fossa comune. Tre membri dell’organizzazione Guerreros Unidos hanno confermato i risvolti barbari che erano già emersi dopo la sparizione. Una strage compiuta da narcos e poliziotti su istigazione del sindaco della cittadina, José Luis Abarca, perché temeva che i giovani potessero disturbare il comizio della moglie, Maria de los Angeles Pineda Villa. Le parole dei presunti killer vanno però prese con cautela. Le autorità, attaccate all’interno e anche a livello internazionale, hanno fretta di chiudere questa pagina vergognosa ed hanno bisogno dei colpevoli materiali del massacro.
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INC News, 08/11/2014 - via Corriere
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