Il medaglione della luna, il silenzio del mare e il lento cullare di onde tranquille. Sono le quattro . A bordo di un 12 metri cabinato la famiglia di Carlotta Dazzi, marito e due biondi marinaretti di 9 e 11 anni, riposa dopo una giornata di vela. Alla fonda nella rada di Ormos Vathi, a sud di Pserimos (isoletta a uno sputo da Kos, arcipelago del Dodecaneso, Egeo orientale) ci sono una decina di barche di varie nazionalità, gente in vacanza che a quell’ora dorme. «Sono state le urla dei bambini a svegliarci», racconta Carlotta Dazzi, giornalista ed istruttrice di vela. «Subito sono schizzata in pozzetto perché ho capito cosa stava succedendo. Non si vedeva un cavolo, buio pesto. Solo lamenti infantili, che sentivamo a poche decine di metri da noi, vicino agli scogli». Carlotta è scesa in mare, su un gommoncino a remi: «Ci siamo avvicinati per farli arrivare in spiaggia in modo sicuro, altrimenti avrebbero dovuto arrampicarsi sulla scogliera, sarebbe stato molto pericoloso, soprattutto perché c’erano tanti bambini». Ad uno, ad uno, tutti o quasi i migranti sono stati accompagnati nella vicina spiaggetta. «Erano circa 45 siriani, tra cui 11 bambini di cui la maggior parte molto piccoli. Un sei o sette giovani madri, un anziano signore con stampelle e un femore malconcio, sua moglie e tanti ragazzi, molti minorenni sicuramente».
INC News, 11/08/2015 - via Corriere
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